Oramai abbiamo sentito parlare di nudge, di spinta gentile, in molte occasioni, in particolare da quando Richard Thaler ha vinto il Premio Nobel per l’Economia nel 2017. Il nudge è solo una parte delle teorie di Thaler, che sono una vera e propria rifondazione dell’approccio al comportamento economico delle persone, considerate fino ad allora, dalla maggior parte degli studiosi,  come “Econ”, perfette macchine da calcolo che scelgono sempre il meglio a partire dai dati. Thaler, che ha lavorato a lungo con Amos Tversky e Daniel Kahneman (psicologo che ha vinto il Nobel per l’Economia nel 2002), ha invece portato molte evidenze empiriche sul fatto che siamo “Human”, prendiamo decisioni, anche in campo economico, anche se siamo esperti della materia, sulla base di una razionalità limitata (altro premio Nobel , Herbert Simon nel 1978). Più o meno ogni 15 anni, qualche psicologo (reale o “onorario”) vince il premio Nobel per l’Economia…

Ma torniamo al nudge: in sintesi, è un modo per spingere le persone a fare qualcosa senza obbligarli né punirli se non lo fanno, ma rendendo semplice e quasi automatico seguire tale indicazione. L’esempio più divertente che viene portato è quello del piccolo adesivo di una mosca nei pissoirs dell’aeroporto di Schiphol, per spingere gli utenti a centrarla e aumentando così la pulizia delle piastrelle, riducendo …aehm…gli sversamenti all’esterno. “Always have a target”, ha commentato argutamente qualcuno. E, sì, nei negozi on line trovate mosche, bersagli, fuochi da spegnere… per il vostro uso domestico.

Ovviamente ci sono esempi di nudge molto più nobili ed articolati di questo, legati a politiche di ampio respiro, in ambito di previdenza sociale, prevenzione della salute ecc. Il nudge riceve alcune critiche, però, soprattutto in contesti anglosassoni, quindi culturalmente molto più legati di noi al liberismo, sia in termini economici sia di scelte in generale. La principale critica è quella di paternalismo, legata a sospetti di manipolazione. Paternalismo (“libertario”, come lo ha chiamato Thaler stesso, oppure  “ottimale” o anche “asimmetrico”), perché  io Stato, o agenzia pubblica in genere, ti dico che cosa dovresti fare e che cosa sia il tuo bene, perché lo so meglio di te. Manipolazione perché, in realtà, neanche te lo dico, ma te lo faccio fare quasi senza che tu te ne renda conto. Discorso ampio, che non affronterei adesso.


Ma il nudge, e in particolare queste sue critiche, mi è proprio venuto in mente in questi giorni, in cui ci troviamo ad essere obbligati forzosamente e forzatamente a stare in casa, e in cui abbiamo visto un’escalation di decreti sempre più coercitivi e specifici. Fatti per motivi di salute pubblica, per cause di forza maggiore, ma necessari e cogenti, proprio perché gli esseri irrazionali a cui sono stati indirizzati hanno mostrato di aver bisogno di obblighi, di regole, di multe. E allora mi sono chiesta, chissà se quelli che in questi giorni invocano l’esercito per il controllo delle strade, la geolocalizzazione sui telefoni, la deportazione per i corridori solitari, sono gli stessi che gridano al paternalismo e alla manipolazione nel nudge. Credo di no in realtà, ma comunque sarebbe un piccolo spunto per una ricerca di psicologia sociale.

Ma la domanda vera, un po’ più articolata e meno provocatoria è: in questa situazione, sarebbe stato più efficace un intervento di nudge? Come si sarebbe potuto mettere in atto? Non ho risposte, anzi, qualcuna  ne ho ma è parziale.

Innanzitutto, da un punto di vista pratico, non sarebbe probabilmente stato possibile applicare politiche di nudge in una situazione di emergenza quale quella che stiamo vivendo. Strumenti di questo tipo richiedono tempo e sperimentazione per poter funzionare; si tratta inoltre di comportamenti complessi, per modificare i quali non è sufficiente agire solo su un fattore o due.

Siamo inoltre sicuri che, fatti tutti i distinguo del caso, in realtà un po’ di nudge non ci sia stato? In “Misbehaving”, Thaler stesso dice: “I nudge non devono necessariamente essere particolarmente creativi, elaborati o occulti”. Volontariamente o no, l’hashtag  #iorestoacasa è in fondo una forma di nudge simile alla lettera che è stata mandata ai contribuenti del Minnesota o della Gran Bretagna, in cui essi venivano informati che un’alta percentuale dei contribuenti della loro zona avevano già pagato le tasse. Con #iorestoacasa, vengo informata del fatto che molte altre persone, che conosco (vicinanza virtuale), stanno facendo quel che è stato richiesto, e questo mi spinge a fare altrettanto.

Ah ma è questo il nudge? Sì, sempre in “Misbehaving” Thaler, riferendosi a questa modalità di spinta gentile, cita Cialdini e il suo intramontabile “Le armi della persuasione”, il quale diceva che se vogliamo che qualcuno faccia qualcosa, è utile informarlo che la maggior parte delle persone lo fa.

Siamo arrivati, dopo alcune settimane di restrizioni crescenti, a una chiusura quasi completa di quasi tutte le attività non essenziali: anche l’incremento dei vincoli è una spinta gentile, anche se non proprio legata al canone di Thaler. Come avremmo reagito ad una chiusura drastica ed immediata? È un fortissimo limite alle nostre libertà più elementari, benché seriamente motivato e necessario.  L’andamento incrementale ha consentito di far accettare misure molto costrittive in modo tutto sommato indolore. Forse più che nudge, qui siamo alla rana bollita …

Per concludere, si sarebbero potuti applicare in modo migliore e più efficace i principi della spinta gentile, per ottenere una maggiore aderenza alle disposizioni date? Probabilmente sì, come sempre possiamo pontificare dopo che le cose sono state fatte…

Un aspetto importante del nudge è che le persone faranno ciò che chiedi loro se glielo rendi semplice: ecco, avendo un po’ più di programmazione a disposizione, si sarebbe potuta rendere più semplice e naturale la permanenza in casa. Se avessimo potenziato già da prima le consegne della spesa a casa; se avessimo (magari con altri nudge J) ridotto il digital divide, favorendo l’adozione delle tecnologie informatiche per fasce più ampie della popolazione; se non ci fossimo ridotti ad un’applicazione in emergenza di smart working e remote schooling

Sarà forse anche una forma di nudge se, al termine di questa situazione critica, sapremo portare nella quotidianità gli aspetti positivi della permanenza forzata in casa e se avremo appreso dagli errori fatti, senza avere la necessità di ricevere ogni volta regole precise e obblighi di legge per adattarci alle situazioni in cambiamento.

 

P.S. Leggete i libri di Thaler e quelli di Cialdini, oltre che istruttivi sono piacevolissimi! Oltre a quelli già citati, vi consiglio gli altri due:

https://www.lafeltrinelli.it/smartphone/libri/cass-r-sunstein/nudge-spinta-gentile/9788807884436

https://www.giunti.it/catalogo/pre-suasione-9788809816022

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